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Contributo addizionale Naspi
Le imprese che rinnovano i contratti a termine devono iniziare a versare il contributo addizionale Naspi. La misura è prevista nel Decreto Dignità, che ha innalzato il costo del lavoro aumentando gli oneri a carico di chi assume. In sostanza, al contributo dell’1,4% sulla retribuzione imponibile a fini previdenziali dei contratti a tempo determinato, introdotto dalla Legge Fornero per finanziare la Naspi, deve essere aggiunto uno 0,5% per ogni rinnovo. Il Decreto Dignità, lo ricordiamo, ha ridotto a 12 mesi la durata massima in cui è consentito assumere, prorogare o rinnovare contratti a tempo determinato, inclusi quelli somministrati. Il rapporto di lavoro può prolungarsi fino a un massimo di 24 mesi, ma solo in presenza di specifiche causali. Alcuni lavori sono tuttavia esclusi dall’obbligo di versamento dell’addizionale. L’incremento non si applica ai contratti stipulati dalle pubbliche amministrazioni e dalle università private, inclusi gli istituti di ricerca. Sono esclusi anche i rinnovi dei lavoratori domestici e degli operai agricoli, le persone assunte in sostituzione dei lavoratori assenti, gli apprendisti, i lavoratori stagionali. Se il datore di lavoro trasforma il contratto a tempo indeterminato, anche entro il termine di sei mesi dalla cessazione del precedente contratto a termine, può ottenere la restituzione del contributo addizionale, una volta terminato il periodo di prova del dipendente.